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[CONTRIBUTO] Patrimoniale: e con Grillo, come la mettete?

Riceviamo e pubblichiamo qui sotto il contributo dei compagni della redazione de Il Pungolo Rosso “Patrimoniale: e con Grillo, come la mettete?”, già disponibile sul loro sito (vedi qui).

Questa crisi sanitaria e sociale, che sta provocando i primi scioperi spontanei nelle fabbriche dopo decenni, e diviene ora anche crisi economica e finanziaria, mette alla prova i sistemi capitalistici, in Italia e nel mondo intero, e scuote le coscienze in settori della nostra classe cui si chiede di lavorare comunque, anche in assenza delle condizioni di sicurezza che vengono invece imposte al resto della popolazione.

Per la prima volta da decenni assistiamo a scioperi spontanei nelle fabbriche.

Anche nella lotta per ambienti di lavoro sicuri e adeguati dispositivi di protezione individuale, e nelle difficoltà di coloro che sono lasciati a casa con un futuro incerto, deve crescere la coscienza della necessità di lottare per superare questa società divisa in classi.

Contro le ideologie da “unità nazionale” tra sfruttati e sfruttatori.

Il virus globalizzato mette inoltre in chiaro l’inconsistenza delle prospettive di autonomie locali/localistiche, e delle scorciatoie “sovraniste”.

L’unica strada è quella internazionalista, dell’unione tra i proletari di tutto il mondo.

S.I. Cobas


Patrimoniale: e con Grillo, come la mettete?

La proposta di patrimoniale avanzata da Grillo si inserisce di diritto nella cortina fumogena che si è alzata da più parti a proposito di questo provvedimento e il cui scopo, sostanzialmente, è quello di sterilizzarne ogni possibile carica anticapitalistica, sia pure semplicemente ipotetica. Insomma, si gioca d’anticipo, un po’ come quando si lancia una candidatura al solo scopo di bruciarla sul nascere. Nel caso del nostro comico…

(…) il sospetto più che fondato è che la sua improvvisa esternazione non abbia alcun contenuto reale, se non quello di inserirsi nelle attuali fibrillazioni della maggioranza, con possibile rovinosa caduta del governo Conte, per giocare un ruolo fra gli schieramenti che si fronteggiano all’interno del M5S. Se questa interpretazione è corretta, la “patrimoniale” di Grillo svanirà come neve al sole, all’indomani della votazione sulla riforma del MES di mercoledì prossimo (sempre che il governo se la cavi…) e il tema dominante tornerà ad essere quello strombazzato dal duo Di Maio/Di Battista, rivali tornati amici per l’occasione: nessuna patrimoniale, alle aziende e ai lavoratori serve “ossigeno”, il che significa: occorre destinare più risorse alle piccole e medie imprese, spina dorsale del capitalismo nostrano, e poi ne avranno qualcosa anche i lavoratori. Come si vede, le imprese sono la vera preoccupazione dei due leader pentastellati, essendo i lavoratori una variabile dipendente del sistema del profitto: secondo il suddetto duo, l’unica possibilità di salvezza per i lavoratori sarebbe quella di far sì che i loro sfruttatori ingrassino, perché solo così il capitale può permetterne la sopravvivenza.

Ma la proposta di Grillo e la pronta giravolta di Di Battista tradiscono anche la preoccupazione che i giochi parlamentari decretino il fine-corsa per Conte e quindi per lo stesso M5S (la sortita di Grillo, esperto nel lanciare messaggi ambigui, potrebbe anche essere un avvertimento preventivo ai piani alti dei poteri economici) con uno scombussolamento del quadro politico dagli esiti quanto mai incerti. In questo caso, la boutade di Grillo potrebbe aver vita più lunga e fare da battistrada ad un riposizionamento del M5S. Ma non per questo cesserebbe di essere sostanzialmente innocua per gli interessi capitalistici.

Cosa propone Grillo in sostanza, per quello che si è potuto leggere? Un contributo del 2% per i patrimoni a partire dai 50 milioni di euro e il pagamento dell’IMU e dell’ICI da parte della Chiesa, con un gettito stimato, almeno per la nuova tassa, intorno ai 6 miliardi.

Si tratta quindi di un semplice “buffetto” sulle guance di chi da sempre, e con particolare rapacità negli ultimi trenta/quarant’anni, si è arricchito in modo smisurato succhiando il lavoro non pagato di milioni e milioni di proletari, smantellando sistematicamente ogni “garanzia” e ogni “diritto” dei lavoratori, imponendo ritmi e carichi di lavoro sempre più insostenibili e dannosi, facendo lievitare malattie professionali e incidenti sul lavoro, precarizzando l’occupazione, edificando un’impalcatura giuridica razzista per poter ricattare e spremere al massimo il lavoro degli immigrati, inquinando l’ambiente e assicurandosi, al tempo stesso, l’assoluta intangibilità fiscale e l’impunità assoluta per il proprio operato. Dunque, si tratterebbe di far pagare a questa variegata genìa di parassiti la formidabile cifra di… 6 miliardi! E pensare che, ogni anno, il semplice pagamento degli interessi sullo stock del debito pubblico accumulato ammonta a circa 60 miliardi, una montagna di ricchezza che dalle tasche dei lavoratori salariati (gran parte, anche se non tutti, proletari) trasmigra in quelle del capitale finanziario che detiene la quasi totalità dei titoli del debito.

E questa sarebbe la soluzione? Ma forse ha ragione Di Battista, che dice: “smettiamola di chiamarla patrimoniale” (si capisce che gli viene l’orticaria solo a pronunciarne il nome…). Siamo d’accordo con lui, smettiamola di chiamarla “patrimoniale”, si tratta, meglio: si tratterebbe, di un “contributo” dei ceti ricchi, irrilevante nella geografia dei rapporti di classe, assimilabile alla beneficenza che i miliardari fanno per mostrare la loro sensibilità sociale o, più prosaicamente, per … abbassare l’imponibile fiscale dei loro redditi.

Nella proposta di Grillo, poi, salvo specificazioni che non siamo riusciti a trovare, non si dice nulla della destinazione dei fondi ricavati da questa tassazione. Non è questione da poco. Nulla vieta che le risorse aggiuntive, ad esempio, possano servire a ridurre il debito accumulato o a finanziare le mille voci dei trasferimenti alle imprese, risolvendosi in una partita di giro nei circuiti del capitale finanziario e industriale. Basti pensare, a titolo d’esempio, che i futuri finanziamenti previsti dal Next Generation EU, nella parte maggioritaria costituita da prestiti, serviranno, secondo le scarne ipotesi filtrate nelle scorse settimane, a sostituire debito pregresso e non costituiranno spesa aggiuntiva.

Ecco perché cataloghiamo la proposta di Grillo tra le tante “patrimoniali” da operetta in campo! E ci risulta sbalorditivo l’infantilismo di chi ci domanda: e con la patrimoniale di Grillo, come la mettete?

Anzitutto: la nostra è una proposta di lotta, che fa parte di una piattaforma di lotta. Noi lottiamo per imporre alle classi dominanti un prelievo sulla ricchezza accumulata che sia adeguato non solo all’entità dello sfruttamento da esse perpetrato, ma alle esigenze essenziali dei proletari che devono essere soddisfatte e che possono esserlo solo aggredendo con la forza di una mobilitazione di classe straordinaria il potere della borghesia, la sua libertà di appropriarsi e di disporre per i suoi fini della ricchezza generale prodotta dai proletari. Non rivendichiamo un “contributo di solidarietà” dei ricchi, per “rendere più giusta” questa società, per la semplice ragione che per noi sarà “giusta”, se proprio vogliamo usare questo termine logorato, solo una società senza classi con uno stato che ha cominciato da tempo a deperire (piuttosto lontana, al momento). Noi intendiamo contribuire allo sviluppo di una lotta di massa che, nel corso stesso della sua realizzazione, si aprirebbe nuovi orizzonti e sarebbe in grado di far percepire alle schiere più ampie di lavoratori la profondità dello sfruttamento di cui sono oggetto e la necessità di passare dalla lotta difensiva contro gli effetti del sistema capitalistico alla lotta per metterne in discussione le cause.

Una patrimoniale del 10% sul 10% dei più ricchi, quindi, da destinare al salario medio operaio per tutti i disoccupati, quelli già esistenti e quelli che produrrà la fine della moratoria sui licenziamenti (già circola la cifra di 1 milione); ma anche quelli che si determinerebbero per la necessaria chiusura di impianti nocivi o legati all’industria bellica, per stabilizzare e internalizzare la montagna di precari e precarie che lavorano per le amministrazioni dello stato (tante delle quali immigrate: avete presente le migliaia e migliaia di lavoratrici che puliscono gli stabili dei comuni, delle regioni, dei ministeri, delle università, etc., a 4-5 euro l’ora?), per rimettere al centro una sanità universale e gratuita fondata sulla prevenzione primaria e la medicina territoriale, capace di invertire la rotta dell’aziendalizzazione e delle autonomie differenziali, per il potenziamento del trasporto pubblico e la gratuità dei trasporti pubblici, per la soluzione del problema-casa che affligge milioni di famiglie proletarie, etc.

La proposta di Grillo probabilmente non vedrà mai la luce, ma è comunque un escamotage per mettere le classi dominanti al riparo della rabbia degli sfruttati. La battaglia che noi vogliamo ingaggiare va nella direzione diametralmente opposta. Ai soloni che ci spiegano che la patrimoniale non si può fare perché “i ricchi portano i soldi all’estero” rispondiamo: oggi nulla si può fare, perché il potere delle classi dominanti è al momento quasi assoluto e ogni obiettivo, anche minimo, appare irrealizzabile. Ma se i lavoratori e gli sfruttati iniziano a prendere coscienza della loro forza, nulla è irraggiungibile, compresa la necessaria proiezione internazionale di questa lotta.

E siamo certi che la profondità della crisi che la società capitalistica ha scatenato costringerà i proletari ad interrogarsi ed agire rompendo le vecchie routine e i vecchi modi di pensare.